L'appropriatezza delle prescrizioni è un tema cardine nella gestione della salute, ad essa è connessa strettamente la regina delle questioni proposte dai media: le liste d'attesa.
Ci si adopera in ogni modo per abbattere le attese degli accertamenti e terapie, ma poco o nulla si dice sui motivi che hanno generato il problema; si dice che "il 20% delle prescrizioni sono inappropriate" ma sorgono al riguardo varie questioni quali:
-quali sono i criteri adottati per definirle tali?
-quali sono i dati che attestano queste misurazioni?
-chi le ha effettuate?
-quali le cause?
La Medicina Generale è quasi sempre indicata come soggetto con in mano "la pistola fumante", e molte se non tutte le misure di contenimento delle liste d'attesa, vanno nella direzione di spiegare, indicare, costringere i MMG entro binari ai quali essi sembrano ostinatamente decisi a non seguire. Ma gli altri attori del fenomeno -gli specialisti, gli amministratori e soprattutto i cittadini assistiti- giocano qualche ruolo o sono degli inermi spettatori?
L'articolo di Ornella Mancin su QS solleva alcune tanto ovvie quanto trascurate riflessioni dalle quali non si può prescindere se si vuole affrontare il problema rifuggendo dalla demagogica e inattuabile soluzione dell'aumento delle prestazioni a isorisorse e all'ottimizzazione dell'erogazione delle cura con gli stessi strumenti normativi che hanno generato lo sfacelo attuale